Traduzione dell'articolo a cura di: CLAUDIO DERIU
Articolo originale:
The Effect of an Analgesic mobilization Technique when Applied at Symptomatic or Asymptomatic Levels of the Cervical Spine in Subjects with Neck Pain: A Randomized Controlled Trial
Per scaricare l'articolo integrale CLICCA QUI
Questo studio ha
comparato gli effetti di una tecnica di trattamento manuale sul dolore al
collo e sulla sensazione di movimento quando applicata per 4 minuti a livello
della giunzione zigoapofisaria più sintomatica piuttosto che applicata a tre
livelli di distanza.
Sono stati valutati
126 soggetti con dolore al collo e divisi in maniera randomizzata, in due
gruppi, poi analizzati in singolo cieco.
Dopo la dimostrazione
del dolore con movimento attivo veniva scelto il movimento che riproduceva il
sintomo con lo sforzo minimo, che nella maggior parte dei casi era
l’estensione, mentre la rotazione veniva considerata per ultima in quanto
associata a diverse complicazioni; quindi quando i partecipanti presentavano
più movimenti dolorosi venivano testati prima con l’estensione, poi con la
lateroflessione ed infine con la rotazione. La flessione veniva impiegata
come ultima per via della difficolta di esecuzione tecnica.
Per determinare
il livello veniva preso come riferimento il processo spinoso di C2 sul quale
il fisioterapista appoggiava il dito indice e poi metteva le altre dita sotto
quel livello. È stata considerata l’ampiezza di un livello come la grandezza
di un dito, questa tecnica sebbene non precisa permetteva comunque di
mantenere garantita una distanza costante di tre dita dal segmento dolente.
La procedura era la seguente: paziente seduto, entrava attivamente nella
direzione del dolore rilevata in precedenza, da questa posizione il terapista
applicava movimenti segmentali passivi per trovare il sintomo; la mano
dorsale fissava la vertebra caudale bloccando l’arco vertebrale con pollice e
indice, mentre la mano ventrale
bloccava con il palmo la testa contro il petto del terapista e con il
mignolo si posizionava sul lato opposto delle arco vertebrale. A quel punto
veniva mosso il cranio e le vertebre soprastanti la vertebra bloccata, alla
ricerca del segmento doloroso.
I partecipanti, una
volta assegnati in maniera casuale ad uno dei due gruppi venivano sottoposti
al trattamento nel segmento concorde per quelli del gruppo A e al di sotto di
tre livelli per il gruppo B.
Il trattamento consisteva in trazione
traslatoria intermittente in corrispondenza dell’articolazione
zigoapofisaria, perpendicolare al piano di trattamento, con una forza di
grado Kaltenborn 2, nel quale si avverte solo una minima resistenza senza
superare il primo stop. La frequenza, stabilita in circa 6-7Hz veniva
applicata per circa 30 secondi e la tecnica durava 4minuti.
Il terapista che
eseguiva la manovra era un terapista con oltre 20anni di esperienza in
terapia manuale con una specifica formazione in terapia manuale.
Al termine del
trattamento ogni paziente ha completato la NRS per il dolore, che aveva già
compilato prima del trattamento ed anche una NRS per la sensazione di
movimento del collo.
Le differenze prima e
dopo il trattamento sono significative in entrami i gruppi, lo studio
dimostra quindi gli effetti positivi sul dolore e sulla sensazione di
movimento subito dopo un trattamento di 4minuti.
Nessuna significativa
differenza è stata invece trovata tra i due gruppi.
I meccanismi degli
effetti della mobilizzazione rimangono poco chiari, probabilmente sono
molteplici quelli di natura neurofisiologica che spiegano come la
fisioterapia può influenzare il dolore, e probabilmente i meccanismi manuali
forniscono input sensoriali che inibiscono il segnale del dolore.
Quindi il movimento terapeutico ha effetto sul dolore
anche se applicato a distanza dal segmento dolente e fornisce effetti simili di
riduzione del dolore e miglioramento della sensazione di movimento
probabilmente per l’azione della stimolazione meccanica sui processi
neurofisiologici
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sabato 26 marzo 2016
Quanto è importante la scelta del livello di trattamento nelle tecniche antalgiche vertebrali cervicali?
mercoledì 16 marzo 2016
Effetto delle Mobilizzazioni in Lateral Glide Cervicale sul sistema Autonomo
Nuova collaborazione nel Blog di ASSFER, un altro collega ha prestato del tempo per condividere con voi un articolo, sebbene non sia completamente avezzo con l'inglese, aver dedicato del tempo alla traduzione è stato un esercizio molto importante sia nella comprensione dell'articolo e sia nell'approfondire l'inglese scientifico (nei primi anni è stato proprio questo stimolo che mi ha velocizzato poi a leggere e tradurre gli articoli).
Grazie mille
Autore: Traduzione e riassunto a cura del Fisioterapista Alfonso Garau
Articolo tratto da:
Cardiovascular and Respiratory Changes produced by lateral glide mobilization of the cervical spine.
B. Vincenzino et al.
Manual Therapy (1998) 3(2), 67-71
Approfondire gli effetti delle tecniche manuali di fisioterapia permette di comprendere più a fondo il loro meccanismo di azione. Alcune tecniche di trattamento della colonna cervicale inducono notevoli reazioni simpatico-motorie con manifestazioni nelle funzioni sudomotorie e vasomotorie periferiche. Sono state analizzate le variazioni respiratorie e cardiache indotte da questo tipo di manipolazioni per chiarire la dimensione e la natura di questi effetti simpatico-motori.
È stata usata la modalità within-subjects design per investigare ,gli effetti della tecnica di lateral glide oscillatoria di III grado a livello c5 mentre il paziente mantiene posizionato l'arto superiore dello stesso lato in massima intrarotazione, abduzione ed estensione (inoltre il terapista contemporaneamente applica un po' di depressione scapolare). La tecnica applicata a random e confrontata con una tecnica placebo (non ben specificata) e con controllo (senza fare nulla). Gli indicatori delle funzoni respiratoria e cardiaca rilevata sono stati la pressione sanguigna(PA), la frequenza cardiaca (FC), e la frequenza respiratoria(FR).
Hanno partecipato allo studio 24 soggetti asintomatici e tenuti all'oscuro degli obiettivi dello studio(blinded).
Risultati:
La tecnica di lateral glide induce un aumento della PA sistolica e diastolica, FC ed FR, aumento notevole rispetto ai due gruppi, placebo e controllo (P<0,05). Questo risultato indica che l'effetto simpato eccitatorio del lateral glide cervicale va ben oltre l'attivazione sudomotoria ed il sistema vasomotorio periferico, includendo anche i sistemi cardiaco e respiratorio.
Questo riscontro ha implicazioni nella nostra comprensione degli effetti delle tecniche di fisioterapia manipolativa.
Questo riscontro ha implicazioni nella nostra comprensione degli effetti delle tecniche di fisioterapia manipolativa.
Note: Marcello Bettuolo
Le osservazioni trovate in questo studio si sono poi evidenziate anche in altri lavori effettuati sulle semplici mobilizzazioni Postero anteriori cervicali. Certo che la tecnica utilizzata esegue una mobilizzazione cervicale con un sistema nervoso periferico in tensione, inoltre per quanto io abbia cercato di leggere a fondo l'articolo non si riesce ad evincere come sia stato effettuato il placebo.
mercoledì 2 marzo 2016
Analisi sonografica dei muscoli flessori del collo in pazienti con dolore al collo cronico e cambiamenti dopo mobilizzazione cervicale
Autore: Roberto Tommasini - Fisioterapista
Ringrazio di cuore Roberto per questo splendido riassunto....una nuova collaborazione per il blog di ASSFER...chi volesse partecipare a questo progetto è il benvenuto, contattatemi al seguente indirizzo: marcello.bettuolo@gmail.com
ULTRASONOGRAPHIC ANALYSIS OF
THE NECK FLEXOR MUSCLES IN
PATIENTS WITH CHRONIC NECK PAIN
AND CHANGES AFTER CERVICAL SPINE MOBILIZATION
Jesus-Moraleida, F, Ferreira P.,Pereira L.,Vasconcelos C.,Ferreira M.
Tutti conosciamo l'impatto che il dolore al collo può avere sulla vita
di una persona. Un problema comune (ne è colpito almeno una volta durante la
vita il 70 % della popolazione mondiale) ed in cui nel 5 % dei casi si sviluppa
un alto livello di dolore cronico e disabilità.
Ricerche recenti mostrano come chi soffra di dolore al collo cronico
presenti modificazioni nel reclutamento dei muscoli del collo (9-12), con una
significativa riduzione, resistenza e ritardo nell'attività anticipatoria da
parte dei muscoli flessori cervicali profondi (Lungo del collo e lungo del
capo) (13-16)
Per questo motivo diversi approcci sono stati sviluppati per valutare
ed allenare i muscoli profondi flessori del collo, con lo scopo di aumentare la
loro capacità di offrire un supporto segmentario e quindi stabilità al collo
(17-18). Interventi atti a migliorare il
reclutamento di questi muscoli sono risultati essere efficaci nella gestione
del dolore cronico, con miglioramenti anche nel controllo posturale e nella
disabilità (19-21)
La terapia manipolativa vertebrale (TMV) che include sia tecniche di
manipolazione che di mobilizzazione della colonna, è un trattamento comunemente
utilizzato nei pazienti con dolore cervicale cronico per la sua efficacia nel
ridurre il dolore e la disabilità in questo contesto (22-24), pur rimanendo non
ancora chiaro il suo meccanismo di azione nel migliorare questi sintomi e
segni. La TMV cervicale è stata associata
ad una transitoria riduzione dell'eccitabilità dei motoneuroni degli arti
superiori (25) ed a miglioramenti nell'attività elettromiografica dei muscoli
degli arti superiori (26-27) ma sono scarsi i dati sul reclutamento dei muscoli
del collo. E' stato suggerito che la TMV possa essere associata a cambiamenti
nel reclutamento dei muscoli flessori del collo. (28). sterling e colleghi (28)
hanno osservato che in pazienti con dolore al collo cronico durante un compito
di flessione del rachide cervicale superiore
la mobilizzazione cervicale, rispetto a placebo produce
- una significativa riduzione del dolore
- un aumento della soglia del dolore pressorio
- effetti simpaticoeccitatori
- aumento della conduttanza cutanea
- diminuizione dell'attività dei muscoli flessori superficiali del
collo (scom).
Ciò ha portato gli autori ad ipotizzare che la TMV abbia un effetto
facilitatorio sull'attività dei flessori profondi del collo attraverso un
meccanismo centrale di controllo del dolore . Non sono stati trovati studi che
approfondiscano l'effetto della TMV sui pattern di reclutamentodei muscoli
flessori profondi del collo.
METODO
Partecipanti
n=62
gruppo di intervento (n=31) :
inclusione :
dolore cronico al collo che dura da almeno tre mesi senza causa
specifica con o senza dolore riferito al braccio, senza deficit neurologici, un
valore al Neck Disability Index di almeno 5/50 esimi (42) , pazienti con
cefalea cervicogenica se presente anche il dolore al collo
esclusione : chirurgia spinale e/o del collo negli ultimi 12 mesi,
patologie spinali gravi (artropatie infiammatorie, fratture, infezioni),
deficit neurologici o compromissione
della radice nervosa confermata dalla positività di almeno due test tra i
seguenti (riflessi, test dermatomerici, test dei miotomi), diagnosi di
patologie sistemiche come diabete o disturbi del sistema immunitario , utilizzo
continuativo di farmaci analgesici od antiinfiammatori durante le 48 ore prima
del test, partecipazione negli ultimi tre mesi a programmi di trattamento del
collo, incapacità di sopportare una tecnica Maitland di grado III, sintomi di
depressione valutati nel Beck Depression Inventory con un valore uguale o
maggiore a 20/63 (43)
gruppo di controllo (n=31)
inclusione: senza dolore al collo al momento dello studio e senza
storia di dolore al collo cronico
La disabilità ed il dolore sono stati valutati con il Neck Disability
Index (44) e l'Indice del Dolore del Questionario del Dolore McGill (45)
Per essere significativa dal punto di vista statistico la
differenza di spessore nei muscoli
flessori profondi del collo tra i due gruppi di partecipanti allo studio deve
essere di almeno l'8 % durante il TFCC (dati ottenuti da uno studio pilota)
Procedura
I partecipanti sono posizionati supini con le ginocchia flesse, viene
utilizzata una unità di biofeedback
pressorio (47) posto sotto l'occipite e insufflato a 20 mmHg a riposo.
Ai partecipanti viene richiesto di effettuare un movimento di assenso
con la testa (il CCFT) in 5 diversi livelli di pressione 22, 24, 26, 28, 30
mmHG (fase 1,2,3,4,5 del CCFT rispettivamente) , mantenendo la pressione per 10
secondi e con 30 secondi di riposo tra una fase e l'altra. Un manometro
visibile al paziente ed al
fisioterapista permette di valutare la corrispondenza del test alle richieste.
Trattamento : mobilizzazione rachide
cervicale
per questo studio è stata scelta di utilizzare una tecnica di
mobilizzazione cervicale secondo Maitland: una mobilizzazione oscillatoria postero anteriore di grande ampiezza (grado III di Maitland) con la pressione centrale esercitata dagli indici sul pilastro articolare di C5 e C6 (49). La tecnica è stata ripetuta per 3 volte
per 60 secondi con oscillazioni di 1 Hz con un minuto di riposo tra le serie
Anche se è improbabile che il livello sintomatico fosse per tutti i
pazienti lo stesso la standardizzazione della tecnica è stata scelta perché
dalla letteratura si evince come la specificità del livello di mobilizzazione
sia relativa in quanto la mobilizzazione di un segmento si ripercuote sugli
altri (50) ed inoltre che la moblizzazione di segmenti cervicali non dolorosi comporta
comunque miglioramenti significativi nel dolore (51)
DISCUSSIONE
I risultati di questo studio corroborano l'evidenza che i pazienti con
dolore cronico al collo hanno un
alterato pattern di coordinazione neuromuscolare nei muscoli flessori del collo
I dati di questo studio inoltre danno informazioni utili sui muscoli
flessori superficiali e profondi del collo grazie all'utilizzo di uno strumento
pratico e non invasivo che può essere utilizzato in un setting clinico sia per
la valutazione che per essere utilizzato come feedback nel training della
muscolatura del collo in pazienti con dolore
Limiti
1. La dimensione del trasduttore sonografico per alcuni pazienti era
troppo largo
2. L'età media dei pazienti era
minore di trenta anni ed estrapolare quindi i dati sulla popolazione generale
ed anziana in particolare va fatto con cautela
3. Il fisioterapista che applicava la tecnica di mobilizzazione era a
conoscenza del fatto che la persona che trattava fosse del gruppo di controllo
o no e questo poteva avere delle
ripercussioni sull'applicazione della tecnica medesima.
Per ovviare a questo problema il tipo di mobilizzazione, la frequenza,
ed il segmento selezionato per il trattamento sono stati standardizzati in modo
che tutti i partecipanti allo studio ricevessero lo stesso tipo di intervento a
prescindere dal gruppo di appartenenza
4. i risultati si basano su una singola seduta di trattamento ed i
risultai a lungo termine della mobilizzazione non sono conosciuti.
CONCLUSIONI
1. Lo studio ha dimostrato la capacità degli ultrasuoni di valutare i
cambiamenti nello spessore dei muscoli flessori del collo, soprattutto il LCO,
discriminando persone con o senza dolore al collo
2. La mobilizzazione cervicale è associata con immediati cambiamenti
nel reclutamento dei muscoli flessori del collo nei pazienti con dolore cronico
al collo, comunque gli effetti a lungo termine non sono conosciuti.
Applicazioni pratiche dello studio
1 Gli ultrasuoni sono uno strumento pratico per valutare il
reclutamento dei muscoli flessori del collo e valido nel discriminare pazienti
con dolore al collo e senza.
2 I cambiamenti nel reclutamento dei muscoli flessori del collo dopo
una singola seduta di mobilizzazione del rachide cervicale sono maggiori nei
pazienti con dolore cronico al collo
3 La capacità degli ultrasuoni di valutare cambiamenti a lungo termine nel reclutamento dei muscoli flessori del collo dopo una terapia di mobilizzazione del rachide cervicale deve essere ancora studiata
3 La capacità degli ultrasuoni di valutare cambiamenti a lungo termine nel reclutamento dei muscoli flessori del collo dopo una terapia di mobilizzazione del rachide cervicale deve essere ancora studiata
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Effetto della Depressione Scapolare sul Test del Nervo Mediano
Autore : Marcello Bettuolo - Fisioterapista
Come al solito adoro leggere gli articoli che cercano di spiegare la biomeccanica o la neurofisiologia di quello che utilizziamo tutti i giorni in clinica. Comprendere a fondo quello che facciamo sul paziente ci rende più consapevoli delle risposte cliniche del paziente e sviluppa una miglior capacità dei gestione dell'iter terapeutico.
Oggi vediamo uno studio che esamina l'effetto della depressione scapolare sul test neurodinamico del nervo Mediano, alla fine dell'articolo troverete il link per scaricare la versione integrale....buona lettura.
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